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Anno vecchio

28 Dicembre 2020 by Manuela Brancatisano

28 dicembre 2020

Finisce un anno molto diverso da tutti quelli che abbiamo vissuto finora. Ma dire questo significa dire una cosa sbagliata, perchè ogni anno è diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto. Solo chi è un po’ superficiale crede che i giorni siano sempre identici a se stessi. Invece dovremmo essere capaci di cogliere le differenze, di valorizzare ciò che viviamo momento per momento, perchè ogni istante ha una sua originalità ed è irripetibile.

E allora anche l’anno che sta finendo ha una sua originalità. Molto spiccata, direi. Per la prima volta molte persone non sono potute uscire di casa per lavorare o per fare la spesa. Per la prima volta ci sono state separazioni dolorose e forzate, per la prima volte molti si sono ritrovati soli, anche nel momento della morte. Molti si sono ritrovati a vivere queste esperienze.

Ma molti altri queste esperienze le vivono normalmente. Quanti anziani e quanti ammalati non possono uscire di casa e a anni non vanno a fare la spesa e nemmeno possono fare una passeggiatina? Quanti hanno bisogno della bombola di ossigeno per sopravvivere e se la trascinano ovunque? Quanti possono solo guardare dalla finestra la vita che scorre frenetica sulle strade e quanti non possono fare nemmeno questo perchè sono immobilizzati in un letto?

Questo anno ci ha offerto un’occasione di cui avremmo fatto volentieri a meno, ma che non può essere sprecata: l’occasione di fare nostra e, quindi, di capire un po’ di più la sofferenza di tanti uomini e di tante donne che vivono nelle nostre città e nei nostri paesi, ma che corrono il rischio di essere invisibili ai più. Invisibili perchè non possono camminare, perchè non hanno un computer e uno smartphone, perchè sono poveri e soli.

Non sprechiamolo, questo anno che sta per finire. Non confiniamolo tra i ricordi poco piacevoli, tra le esperienze traumatiche e basta. Questo anno può anche donarci qualcosa: un senso più profondo della solidarietà, per esempio. Oppure una comprensione più empatica delle sofferenze e del dolore dell’altro. Oppure una gioia sconosciuta che viene dall’apprezzare le cose semplici della vita, che di solito si danno per scontate e invece scontate non sono.

Un anno che finisce è un segmento di vita. Che questo segmento sia stato positivo o negativo dipende da noi.

don Roberto

Posted in: Riflessioni Tag: capodanno, coronavirus, don roberto pandolfi, pandemia, parroco grandate

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