14 febbraio 2022
“Quando torno a casa fa festa solo il mio cane”. Sono parole di una canzone, ma penso che tante persone potrebbero farle proprie. Quante volte un animale è l’unica compagnia di cui si può godere? Quante volte un animale è l’unica creatura che dimostra affetto e riconoscenza? Spesso, collegata alla presenza benefica di un animale, è collegata la non-presenza degli umani. O, peggio ancora, la loro presenza astiosa, rancorosa, lamentosa, ingrata. In molti casi un animale diventa l’ancora di salvezza, diventa ciò che permette di andare avanti. Più ancora, un animale è l’unica possibilità rimasta di dare e ricevere amore.
Tutte queste considerazioni bisognerebbe fare prima di esprimere giudizi su chi dedica tante cure ai propri animali. Perchè per qualcuno l’animale riempie il vuoto lasciato da figli lontani (affettivamente parlando) e nipoti troppo impegnati per interessarsi dei nonni. Oppure da mogli e mariti sempre attenti ad altri e ad altro. La solitudine è l’unica vera bestia feroce per molte persone. Sentirsi amati da qualcuno è l’esperienza fondamentale per ogni uomo e ogni donna.
Amare ed essere amati è la base per la felicità di un essere umano. E forse non solo di ogni essere umano, se è vero che anche gli animali possono nutrire sentimenti che vanno ben al di là dell’istinto. E poi non è necessario scomodare san Francesco per vedere nel creato l’opera meravigliosa di Dio. E in questa opera gli animali sono certamente strumenti d’amore. La loro presenza, dunque, non è solo utile in termini materiali e psicologici, ma può anche aiutare la nostra fede. Infatti, spesso il Creatore può essere raggiunto meglio attraverso le creature.
L’importante è non invertire le posizioni, come ci ricorda san Paolo nella lettera ai Romani, e non mettere le creature al posto del Creatore. L’idolatria è da sempre una delle nostre peggiori tentazioni.
don Roberto