26 settembre 2016
Da sempre mi ha affascinato l’idea del ponte e del “pontifex”, cioè di colui che fa da ponte.
Il Papa richiama spesso questo concetto.
L’ha fatto anche con i giovani a Cracovia, invitandoli ad essere “ponti”.
Ma le vicende legate al ponte di via Badone mi hanno fatto mettere a fuoco la realtà del ponte ” selettivo”, sul quale non possono passare tutti.
Se ci pensiamo bene è proprio vero: nessun ponte è per tutti.
Ci sono ponti pedonali, ferroviari, per le automobili…
E noi che tipo di ponte siamo?
Possiamo essere ponti che vanno bene per tutti?
E la stessa Chiesa è un ponte che va bene per tutti oppure è un ponte che fa selezione?
Gesù stesso mi sembra che metta dei paletti, pur avendo realizzato la salvezza per tutti.
Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice a Nicodemo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perchè chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchè il mondo si salvi per mezzo di Lui. Chi crede in Lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato perchè non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”.
E nel Vangelo di Luca, al capitolo 13, si usa il paragone della porta stretta, attraverso la quale molti cercheranno di entrare, ma non vi riusciranno.
Per non parlare del Vangelo di Matteo, che, al capitolo 25, ci racconta del supplizio eterno per coloro che non hanno dato da mangiare agli affamati, da bere agli assetati…
E allora chi può transitare sul ponte che conduce alla vita eterna?
Tutti, potenzialmente.
In realtà dipende da ognuno entrare nel numero oppure no.
E noi che tipo di ponte siamo?
A chi facilitiamo o permettiamo il passaggio?
A chi e perchè lo rendiamo difficile?
Ognuno di noi ha i suoi carismi, le sue qualità, che possono avvicinare o allontanare qualcuno da Gesù.
E spesso i nostri difetti giocano un ruolo decisivo.
Quante persone sono state allontanate dal nostro egocentrismo, dalla nostra presunzione, dalla nostra irascibilità, dalla nostra pigrizia?
E d’altronde non possiamo nemmeno svendere il Vangelo, annacquandolo e facendo finta che Gesù non chieda cose impegnative.
Lui attira tutti a sè. Ma quando è sulla croce.
Non dimentichiamolo!
L’unica soluzione, allora, è costruire tanti ponti, uno diverso dall’altro, ma cercando di tenere sempre presente il punto d’arrivo del ponte: Gesù!
Condurre a Lui le persone richiede un continuo lavoro sulla nostra vita, una continua conversione, una capacità di mettere in discussione i nostri modi di pensare e di fare.
Quello che conta è lasciarci plasmare da Lui, per diventare trasparenza di Lui, come dice san Paolo: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
don Roberto