4 marzo 2019
Diciamocelo: facciamo fatica ad ammettere le nostre responsabilità.
Quando sbagliamo ci torna comodo dare la colpa ad altri, cercare giustificazioni. Forse è il bisogno di stare a galla, di non mettersi continuamente in crisi. O forse è proprio un’incapacità di analizzare con obiettività e onestà la nostra vita.
Sta di fatto che capita raramente di incontrare persone che non hanno problemi ad ammettere le proprie colpe e a chiedere scusa. Più spesso ci si imbatte in coloro che trovano mille scappatoie per non mettersi sotto accusa.
Tra queste scappatoie una, che viene usata di frequente, è quella di dare la colpa al diavolo. O a Dio.
L’origine di ogni evento negativo della vita personale o della società sarebbe da ricondursi all’uno o all’Altro. I bambini che muoiono di fame? Colpa di Dio. L’ incapacità di costruire rapporti sentimentali duraturi e profondi? Colpa del diavolo.
E’ vero che nella nostra vita ci sono situazioni che non dipendono da noi, ma è altrettanto vero che il più delle volte viviamo cose che sono conseguenza di azioni nostre, di scelte nostre, magari fatte tanto tempo prima senza ponderarne bene gli effetti. La colpa o il merito sono, quindi, molto spesso ascrivibili al nostro agire, alla nostra libertà usata bene o male.
Senza sottovalutare la presenza di Dio e del diavolo, non possiamo, però, addossare tutto alla loro azione.
In modo particolare non è il caso di enfatizzare l’azione del diavolo, il quale, da buon millantatore, cerca di farci credere alla sua onnipresenza e alla sua onnipotenza, trovando tanti che cascano in questa trappola. Ecco allora una vita angosciata, ossessionata dalla presenza del demonio. Una vita che si consuma nella continua ricerca di modi per difendersi dall’azione diabolica, che si trascina infelice tra mille ansie e mille divieti, che guarda il mondo e le sue espressioni con paura.
Così facendo si perdono di vista le meraviglie che Dio opera ogni giorno nella nostra vita, si diventa cupi e tristi, incapaci di testimoniare la gioia di Cristo.
Molto meglio, allora, guardare a Gesù e rendersi conto che ognuno è responsabile, davanti a Lui, delle azioni buone e dei peccati. Nessuno è perfetto e riconoscersi capaci di fare il bene e il male è fondamentale per una corretta percezione di chi siamo e di ciò a cui il Signore ci chiama.
don Roberto