27 settembre 2021
No, non è un errore. “Adultescenti” è una nuova parola che sta prendendo piede in psicologia e che, come si intuisce, nasce dall’unione di “adulti” e “adolescenti”.
Chi sono, dunque, questi adultescenti? Sono uomini e donne tra i trenta e i quarant’anni che non hanno preso decisioni importanti e serie per la vita. Forse a causa della situazione sociale (studiano, non guadagnano, fanno lavori poco retribuiti, non hanno autonomia economica, non possono permettersi una casa propria, vivono ancora con i genitori); forse a causa di una loro fragilità strutturale (sono stati abituati ad avere tutto senza sforzo, non sono capaci di fare sacrifici, hanno serie difficoltà in una relazione stabile, che richieda di mettersi in discussione, sono insicuri perchè troppo protetti e schiacciati dai genitori); forse perchè paurosi davanti a scelte impegnative (sia livello affettivo sia a livello lavorativo).
Insomma, sta di fatto che l’adultescente sta diventando una figura sempre più diffusa nella nostra società. E, ovviamente, all’età adulta si accompagna una psicologia da adolescente, fatta di entusiasmi seguiti da depressioni, di mancanza di equilibrio, di inaffidabilità, di desiderio di trasgressione e di allergia all’autorità.
Non è un quadro consolante. Ma presenta anche aspetti positivi. Questi adultescenti, infatti, potrebbero essere persone che non hanno ancora rinunciato ai grandi ideali della vita, che non hanno ancora tirato i remi in barca, rifugiandosi nell’esclusiva ricerca del proprio benessere. Potrebbero avere ancora gli slanci di generosità e di abnegazione che vediamo spesso negli adolescenti e che, da adulti un po’ frustrati, guardiamo con sufficienza e compatimento. Potrebbero essere capaci di tenere aperte tante strade nella vita, senza lasciarsi ingabbiare in realtà che non danno soddisfazione e richiedono solo rassegnazione.
E allora essere adultescenti non è necessariamente negativo. Dipende, come sempre, dalla singola persona che vive questo stato. Se la persona sa amare e sa donarsi, in un modo o nell’altro, credo che abbia comunque raggiunto lo scopo della vita. D’altronde, non è forse vero che in ciascuno di noi si nasconde un adultescente?
don Roberto