14 dicembre 2020
“Il mondo non è rivolta, è accettazione, innanzitutto accettazione della menzogna”.
Quanto realismo cinico in questa frase tratta dal “Diario di un curato di campagna”, di Georges Bernanos! E quanti rivoltosi si sono convertiti a esistenze tranquille, in una pacifica mediocrità. Credo che dietro a tante di queste conversioni ci sia una domanda fatidica: ” ne vale la pena?”.
Vale la pena spendersi per un ideale quando a nessuno interessa? Vale la pena soffrire per qualcosa che non ha alcuna utilità? Vale la pena affrontare disagi e persecuzioni per valori completamente irrealizzabili? Forse qualcuno potrebbe rispondere di sì. Sono persone da ammirare e forse anche da compatire, poveri illusi che credono ancora alle favole o fanatici da cui guardarsi e difendersi. Molti, invece, risponderebbero che è tipico della persona saggia ed equilibrata accettare.
L’accettazione di una realtà è importante se non si vuole finire come dei disadattati. Ci sono situazioni, strutture persone che non si possono cambiare. Contro di esse è inutile combattere: si è destinati alla sconfitta più ignominiosa e deludente. Bisogna accettare e lo si può fare in tanti modi. Esiste un’accettazione rancorosa, piena di livore, frutto della propria impotenza e del senso di frustrazione da essa generato. C’è, poi, la rassegnazione, che è una forma di resa che lascia un velo di malinconia, spesso venato di senso di colpa. L’accettazione rassegnata diventa una sorta di fatalismo, una specie di anestesia dell’anima, che fa vivere tutto senza emozioni.
L’accettazione cinica è quella di chi la sa lunga, di chi conosce il viver del mondo e sa che le cose sono sempre andate in un certo modo e andranno sempre così. A che pro fare il don Chisciotte contro i mulini a vento quando i mulini a vento resteranno sempre tali e quali e l’unico a rimetterci sarà don Chisciotte?
E infine c’è l’accettazione gioiosa, quella che guarda con simpatia e con un po’ di ironia e disincanto il mondo circostante, sforzandosi di cogliervi, comunque, la presenza benevola e salvifica di Dio. Forse è questo tipo di accettazione che permette davvero di continuare a lavorare per cambiare il mondo.
Senza presunzione, senza credersi chissà chi e riconoscendo il bene che tanti fanno è possibile vivere con serenità le situazioni che ci capitano, sapendo che è importante cambiare sè stessi prima di pretendere il cambiamento degli altri.
don Roberto