21 marzo 2022
Goethe diceva che “ognuno vede nel mondo ciò che porta nel cuore”. Qualcuno la chiamerebbe “proiezione”: vediamo negli altri quello che siamo noi. E così una persona onesta vede tutti onesti e una persona cattiva vede tutti cattivi. Il nostro carattere influisce tantissimo sui giudizi che abbiamo riguardo alle persone, alle situazioni, persino riguardo a Dio.
Quante volte, infatti, di Dio prendiamo quello che ci va bene, cioè, in genere, quello che corrisponde al nostro modo di essere. Tutto quello che ci circonda e tutto quello che viviamo passa attraverso un nostro personalissimo filtro. Per questo tende a scomparire la realtà oggettiva per lasciare il posto alla nostra interpretazione. E sarebbe già un successo se fossimo abbastanza saggi da riconoscere alla nostra interpretazione un valore limitato, proprio perchè frutto dei nostri limiti. E invece molto spesso diamo alle nostre sensazioni e ai nostri giudizi un valore universale e li dotiamo di infallibilità, come se noi fossimo Dio.
Così il mondo intero è visto come un prolungamento di noi stessi. E, alla fine, si ribalta il concetto biblico dell’uomo fatto “a immagine e somiglianza di Dio”, arrivando a un Dio fatto a immagine e somiglianza dell’uomo. Sarebbe importante, oltre che bello, allenarci a vedere tutto con gli occhi di Dio, a lasciare spazio dentro di noi alla parte buona, che viene illuminata e guidata dallo Spirito Santo. Così avremmo una visione più oggettiva della realtà, intuendone e in parte cogliendone la complessità, e superando la tentazione manichea di ridurre tutto al bianco e al nero. Istintivamente, dunque, siamo portati a semplificare superficialmente, attribuendo agli altri le caratteristiche che, invece, sono tipicamente nostre.
Dobbiamo ammettere di essere un pochino egocentrici. Ma l’ammetterlo ci permette già di essere più capaci di giudizi equilibrati. e di mettere al centro gli altri. Compreso l’Altro.
don Roberto