27 febbraio 2017
Don Tito Levi, di venerata memoria, un giorno mi mostrò una cartolina del 1938, spedita da un suo zio, che era a Milano per lavoro, alla moglie, a Chiavenna.
Dicitura: “Stasera arrivo per cena”. Imbucata al mattino a Milano, arrivata nel pomeriggio dello stesso giorno a Chiavenna.
Nel 1938!
Chissà che tipo di scuole avevano frequentato allora i dipendenti delle Poste!?
Perchè oggi per fare i postini bisogna essere laureati o diplomati.
Ma non laureati o diplomati qualsiasi.
Infatti occorre avere conseguito una laurea con almeno il 102 e un diploma di Maturità con almeno 70.
Mi veniva in mente questo particolare in queste settimane perchè mi sono ritrovato nella cassetta della posta un pacco di giornali (Osservatore romano) delle Monache benedettine, residenti in via Giovanni Paolo II.
A seguire ho trovato “Il settimanale”, ” Avvenire”, altre pubblicazioni religiose sempre indirizzate alle Monache.
Dei miei giornali, ovviamente, neanche l’ombra (di Avvenire mi vengono recapitati, quando va bene, due numeri su cinque. In compenso il 21 febbraio mi è arrivato il giornale dell’8 febbraio. Quando si dice le notizie praticamente in diretta!).
Siccome io abito in via Giovanni XXIII penso che sia scattata la profonda cultura di chi si è laureato con 102 (si sa che i laureati con 101 sono poco affidabili e hanno gravissime carenze di preparazione culturale e professionale. Così come i diplomati con 69. E invece le Poste vogliono dare ai cittadini, paganti fior di tasse e di abbonamenti a giornali, solo il meglio): siccome si tratta di due papi, è evidente che anche i destinatari della posta siano la stessa persona che si fa chiamare in due modi diversi per mettere alla prova la sagacia, la competenza in materia religiosa e la voglia di lavorare del postino.
Qualche dubbio in più mi è venuto quando ho trovato plichi di fatture di persone sconosciute (anche di altri paesi!).
Ma qui mi viene in aiuto il pensiero dell’alta considerazione che il postino ha del prete, il quale, avendo fatto la scelta di totale donazione a Dio e ai fratelli (e avendo anche ben poco da fare perchè, si sa, i preti sono dediti soprattutto al mangiare e al bere), dovrebbe subito girare il paese per consegnare la posta altrui che si è ritrovato nella cassetta.
E dovrebbe anche inseguire il postino per ringraziarlo di avergli permesso di fare un’opera di carità.
Ho voluto un po’ scherzare su una realtà che invece è drammatica, soprattutto per gli anziani e per chi non riceve avvisi molto importanti (le notizie su questi gravi disservizi le troviamo purtroppo tutti i giorni sui giornali, ovviamente acquistati in edicola).
In un Paese minimamente civile un cittadino dovrebbe avere qualche certezza.
Magari non così granitica come quella dello zio di don Titino, però sapere che qualcuno ha a cuore la sorte di chi ha diritto ad avere determinati servizi farebbe crescere, nella gente, la fiducia in tutti coloro che, in un modo o nell’altro, sono deputati alla realizzazione del bene comune.
Perchè non è per niente bello aver pagato un abbonamento per cinque numeri di un giornale e riceverne solo due.
Ma è ancora meno bello sentirsi sempre trattati come cose insignificanti, anzi, spesso anche fastidiose.
Perchè si comincia con la posta e si può arrivare all’eutanasia.
don Roberto