Morte e vita. Il Bene e il Male. Dio e Satana. L’amore e l’odio. È fatta di contrasti estremi, la Settimana santa. In questi sette giorni ci scopriamo traditori eppure amati. Pietro, Pilato, Giuda, Maria di Magdala, Maria di Betania, Caifa, il centurione, la Madonna: quante persone ruotano attorno a Gesù, entrano nella Sua vita, hanno un ruolo nei Suoi ultimi giorni.
E noi? Anche noi, duemila anni dopo, abbiamo un ruolo. Spetta a noi, oggi, l’annuncio del Vangelo. In un mondo dove, esattamente come duemila anni fa, ci sono epidemie e guerre, noi dovremmo essere portatori di speranza, dovremmo riuscire a dire parole e a fare gesti di vita e non di morte, di amore e non di odio.
Dovremmo stare dalla parte di Dio. La Pasqua ci provoca. Ci provoca Colui che muore per amore, perdonando i crocifissori. Ci provoca Colui che risorge e non rimprovera, ma invia.
Colui che è vivo ci invita a rimanere radicati in Lui, per trasformare il mondo e renderlo più bello, più accogliente, più amorevole.
Non possiamo stare a guardare, non siamo semplici spettatori. Se le cose vanno bene è anche merito nostro, se vanno male è anche colpa nostra. Ognuno di noi guardi sé stesso. E si confronti con Gesù, crocifisso e risorto.
Pasqua è la notizia sconvolgente di un Dio che ama sino alla fine. E questa notizia deve essere portata, da noi, agli estremi confini della terra e del cuore umano.